giovedì, Dicembre 26, 2024

Salute, come evitare di morire di infarto o inctus? Basta mangiare due mele o tre ciotole di carote ogni giorno

Due mele al giorno o tre ciotole di carote. Tanto potrebbe bastare per abbattere il rischio di morire di infarto o ictus. I risultati preliminari di un nuovo studio presentato a ‘Nutrition 2019’, meeting annuale dell’American Society for Nutrition in corso a Baltimora, indicano infatti che il consumo insufficiente di frutta e verdura è responsabile in un anno nel mondo di oltre 2,8 milioni di morti cardiovascolari, primo killer del pianeta. La ricerca – parte del progetto ‘Global Dietary Database’ finanziato dalla Bill & Melinda Gates Foundation – fa riferimento al 2010, quando secondo i dati diffusi da un team di scienziati della Tufts University un basso consumo di frutta ha provocato oltre 1,8 milioni di decessi per ictus (1,3 mln) o malattie coronariche (più di 520 mila), mentre un ridotto consumo di verdura ne ha causati 1 milione (200 mila per icuts e 800 mila per patologie coronariche). Il disamore per la frutta sembrerebbe dunque pesare quasi il doppio rispetto a quello per la verdura. E i pericoli maggiori riguardano gli uomini e i giovani adulti. Gli autori hanno stimato l’assunzione media nazionale di frutta e verdura in 113 Paesi (rappresentativi dell’82% circa della popolazione mondiale), sulla base di indagini relative alla dieta nei vari Stati; quindi hanno incrociato queste informazioni con i dati sulle cause di morte in ciascun Paese e sul rischio cardiovascolare associato a un consumo inadeguato di frutta e verdura. E’ stato quindi calcolato che circa un decesso cardiovascolare su 7 potrebbe essere attribuito al fatto di non mangiare abbastanza frutta, mentre uno su 12 allo scarso consumo verdura. Più nel dettaglio, a livello geografico, nelle nazioni di Asia meridionale, Asia orientale e Africa subsahariana sono stati rilevati un basso apporto di frutta e alti tassi di morte associati a ictus, mentre nei Paesi dell’Asia centrale e dell’Oceania si sono osservati un basso apporto di verdura e alti tassi di cardiopatia coronarica associata. Zoomando sugli Usa, i ricercatori hanno calcolato che il problema è soprattutto la verdura: l’assunzione subottimale di quest’ultima si può ritenere responsabile di 82 mila morti cardiovascolari nell’anno in esame, mentre all’insufficiente assunzione di frutta si possono attribuire 57 mila decessi. Vite sprecate, considerando che per allungarle sarebbe bastato poco. Sulla base delle Linee guida dietetiche e degli studi sui fattori di rischio cardiovascolare, infatti, gli scienziati definiscono come assunzione ottimale di frutta il consumo di “300 grammi al giorno, pari a circa due piccole mele”, mentre quello ideale di verdura, legumi compresi, viene indicato in “400 grammi al giorno, l’equivalente di circa tre tazze di carote crude”. Gli autori ricordano che frutta e verdura sono buone fonti di fibre, potassio, magnesio, composti antiossidanti e fenolici, tutti elementi che hanno dimostrato di ridurre la pressione sanguigna e il colesterolo. I prodotti dell’orto, inoltre, migliorano la ricchezza e il benessere dei batteri ‘buoni’ che abitano nell’apparato digerente. Senza contare che chi ne mangia in abbondanza ha meno probabilità di essere in sovrappeso oppure obeso, riducendo anche così il rischio di patologie cardiovascolari. Eppure globalmente, sul fronte nutrizione, “le priorità si sono tradizionalmente concentrate sull’apporto calorico, sull’introduzione di vitamine e sulla riduzione di sale o zucchero”, riflette Dariush Mozaffarian della Friedman School of Nutrition Science and Policy della Tufts University, autore senior dello studio. Invece “questi risultati indicano la necessità di incoraggiare il consumo di alimenti protettivi come frutta, verdura e legumi”. Sarebbe “un messaggio positivo con un enorme potenziale per migliorare la salute globale”. “Frutta e verdura sono una componente modificabile della dieta che può avere un impatto sulle morti prevenibili a livello globale”, afferma l’autrice principale dello studio Victoria Miller, ricercatrice post-dottorato presso la Friedman School of Nutrition Science and Policy della Tufts University. “I nostri risultati – conclude – indicano la necessità di uno sforzo rivolto alla popolazione, per aumentare il consumo di frutta e verdura in tutto il mondo”.
Redazione
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