Di fronte ai cambiamenti climatici bisogna scegliere tra “la speranza” di un mondo migliore e la “resa” alle loro devastanti conseguenze. E’ quanto ha detto il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, nel discorso di apertura a Madrid dei lavori della Cop25, la conferenza delle Nazioni Unite sul clima. “Vogliamo veramente passare alla storia come la generazione che si comportata come lo struzzo, mentre il mondo bruciava?”, ha detto ancora Guterres. Al vertice nella capitale spagnola sono presenti i negoziatori di 200 paesi. Sul tavolo le misure da adottare per raggiungere l’obiettivo concordato con l’Accordo di Parigi per limitare il riscaldamento globale. La due settimane di conferenze si aprirà con il passaggio di consegne alla presidenza a Carolina Schmidt, ministro dell’Ambiente del Cile, paese in cui originariamente si sarebbero dovuti tenere i lavori. Schmidt ha definito il vertice che si apre oggi “la Cop della messa in atto”, alludendo all’attuazione delle decisioni prese a Parigi. Nel suo discorso, il segretario generale Onu ha chiesto maggiore coraggio ai paesi che partecipano alla conferenza: “mostreremo l’ambizione politica che ci chiede la gente – ha detto – fare di meno sarebbe un tradimento all’insieme della famiglia umana ed alle generazioni future”. Il pianeta, ha continuato, si trova a vivere infatti “una congiuntura critica” per gli sforzi per limitare “i pericolosi cambiamenti globali” ed ha ricordato che vi sono già gli impegni presi con gli Accordi di Parigi. “Fu promessa solenne, abbiamo gli strumenti, la scienza ed i fondi”, per rispettarla, ha aggiunto sottolineando come questo è quello che ci chiedono “milioni di persone nel mondo, specialmente i giovani, che stanno rivolgendo appelli ai leader di tutti i settori”. Però bisogna “fare di più, molto di più, oggi e non domani: dobbiamo prendere decisioni importanti ora”, ha concluso Guterres affermando che o si fanno sforzi per superare la dipendenza dai combustibili fossili “o i nostri sforzi per combattere i cambiamenti climatici saranno condannati: se non cambiamo urgentemente il nostro stile di vita, mettiamo in pericolo la vita stessa”. Nel giorno di apertura della Cop25 di Madrid, il presidente venezuelano Nicolás Maduro rivendica “un’azione mondiale” in difesa della “Casa comune”, accusando coloro che negano l’esistenza del riscaldamento globale, con una chiara allusione al presidente americano Donald Trump: “Chi non vuole vedere l’emergenza climatica o soffre di una disabilità visiva o vive alla Casa Bianca”. In una lettera ai capi di Stato e di governo e ai “popoli fratelli del mondo”, sia come presidente venezuelano che “convivente di questa Madre Terra” – scrive Maduro in una lettera – “chiedo dal Venezuela un’azione globale inevitabile e inappellabile in difesa della specie umana e della Casa comune che ci ospita”. Per il presidente venezuelano “il cambiamento climatico è oggi una realtà innegabile”. Bisogna quindi agire nel breve termine altrimenti “corriamo il rischio di causare danni irreversibili al nostro pianeta e, di conseguenza, affrontare calamità climatiche molto più devastanti”. La radice strutturale del problema, secondo Maduro che non parteciperà alla Cop25, ma ha inviato il vicepresidente per la comunicazione, il turismo e la cultura Rodríguez, “si trova nel modello capitalista” perché ha imposto “un’ideologia del consumismo irrazionale”. “Ecco perché non può esserci giustizia climatica senza giustizia sociale” scrive ancora Maduro sottolineando che “la lotta ai cambiamenti climatici è una lotta contro i sistemi economici sfruttatori e belligeranti, contro la crescita economica irresponsabile e il consumismo sfrenato”. Secondo Maduro la responsabilità storica è dei paesi industrializzati ma a farne maggiormente le spese sono “i popoli del sud”: “I più vulnerabili dal punto di vista socioeconomico e demografico. Siamo in prima linea di estinzione di massa a causa della crisi climatica”. E’ giunto, quindi, “il momento di alzare la voce con coraggio e determinazione” afferma Maduro che aggiunge: “Non c’è più tempo. Né margini di manovra per le mezze misure, per i negoziati dietro le quinte, per dichiarazioni di buone intenzioni, non c’è alternativa se non quella di combattere contro un sistema di dominazione totalmente predatorio e quindi difendere, o meglio, salvare, chi ci ha dato la vita e la possibilità di trasmetterla”.