Il fenomeno del contagio provocato da cittadini pugliesi di ritorno da nord “c’è stato. Ci sono casi di ragazzi che hanno in qualche maniera contagiato i genitori, è fuori discussione. Ce lo aspettavamo e si sta verificando. Ancora non so dire quanto e se questo fenomeno ha avuto un impatto in termini di grossi numeri”. Così il professor Pierluigi Lopalco, responsabile della struttura di progetto per il Coordinamento delle emergenze epidemiologiche della Regione Puglia, a proposito delle caratteristiche della diffusione del coronavirus. E’ intanto cominciata in alcuni ospedali pugliesi la sperimentazione del nuovo farmaco contro il Covid-19, in particolare contro le conseguenze dell’infezione, conferma all’Adnkronos il professor. L’altro ieri la giunta regionale ha approvato l’utilizzo del medicinale per il trattamento della polmonite da Covid-19 del medicinale Roactemra, a base del principio attivo Tocilizumab, fornito gratuitamente dalla ditta farmaceutica Roche Spa. “Si sta utilizzando – spiega Lopalco – sempre con le condizioni previste dalla sperimentazione. Non sono farmaci che sappiamo per certo che siano efficaci. Per quello che so io sicuramente nei due Policlinici universitari, nei reparti di Malattie infettive, stanno facendo questo tipo di sperimentazione”. “Purtroppo dobbiamo dire che, al momento, il problema principale è quello dei focolai che si sviluppano intorno agli ospedali. Spero che venga affrontato molto seriamente, anche dalle altre regioni”, afferma ancora Lopalco. “Il problema riguarda tutte le strutture sanitarie: non soltanto ospedali, ma anche case di riposo e strutture assistenziali in generale”, aggiunge. “E’ lì che ancora c’è movimento, ci sono contatti sociali, medici e infermieri che devono comunque lavorare insieme e sono vicini, in tutta Italia”. A proposito della proposta di effettuare tamponi a tappeto per alcune categorie particolarmente esposte come rappresentanti delle forze dell’ordine, personale sanitario, volontari, cassiere di supermercati ecc, Lopalco evidenzia che “il problema è sempre lo stesso: fare un tampone e trovare un negativo è più controproducente che altro. La persona risultata negativa si sente al sicuro e poi magari dopo 12 ore diventa positiva. E del resto non si può ripeterlo sempre. Il tampone sanitario è diverso – spiega – perché noi, per esempio, agli operatori sanitari abbiamo una politica di fare il tampone anche agli asintomatici, per permettergli di tornare a lavorare. Quando c’è stato un contatto, teniamo a casa il lavoratore per 6-7 giorni e se al settimo giorno non ha sintomi e c’è la necessità di farlo rientrare al lavoro, noi gli facciamo il tampone, anche se è asintomatico, per cui – conclude Lopalco – una porzione di tamponi anche agli asintomatici già la facciamo”.